CUrE: il tumore alla vescica
Ad oggi, il tumore della vescica rappresenta uno dei primi dieci tumori al mondo in base sua altissima incidenza a livello globale. La maggior parte dei tumori vescicali diagnosticati sono carcinomi uroteliali, che rappresentano circa il 90% di tutti i tumori vescicali rilevati annualmente, sono caratterizzati da una elevata mortalità e da un alto tasso di recidiva.
Come sintomo principale di insorgenza, vi è solitamente l’ematuria, ovvero il sangue nelle urine, visibile o non visibile, ma non è sempre presente.
In alcuni rari casi il tumore si manifesta con sintomi irritativi, come la nicturia, la frequenza e l’urgenza.
Attualmente, il modo migliore di diagnosticare un carcinoma vescicale è la cistoscopia, che è un esame invasivo, mentre le tecniche non invasive – come l’ecografia e la citologia urinaria su 3 campioni – presentano ancora alcuni punti deboli.
Attualmente sono in fase di studio molte metodiche in ambito delle urine per permettere una diagnosi precoce e meno invasiva per il paziente, o per gestirne meglio il follow-up.
Le ricerche in questo ambito sono fondamentali, perché una diagnosi precoce migliora le possibilità di sopravvivenza e riduce il rischio di doversi sottoporre a trattamenti chirurgici invasivi.
Ma quali sono i fattori di rischio che portano al tumore vescicale?
Sicuramente al primo posto troviamo il fumo di sigaretta, seguito dall’uso di coloranti e dalla lavorazione del cuoio.
Ne esiste uno specifico dell’area africana e medio-orientale che è la schistostomiasi, ovvero un parassita che può infettare l’uomo nelle acque dolci.
Come possiamo prevenirlo?
Innanzitutto ridurre o eliminare i fattori di rischio è un primo passo, ma soprattutto in caso di ematuria è fondamentale rivolgersi ad un Urologo per definire gli accertamenti necessari.